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Cap.8 Musiche veicolanti nevrosi pp. 129-134

 

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Editore: Cap.8 Musiche veicolanti nevrosi pp. 129-134

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Recensione

Paccagnini riflette su «fatti e avvenimenti della musica e della società in cui viene prodotta, nell’ambito del complesso sistema di cause che possono portare disturbi funzionali del sistema nervoso come conseguenze dell’eccessivo assorbimento uditivo di un certo genere musicale». Infatti, dagli anni settanta dopo le ammucchiate «socio-musicali» (ad es.: Woodtsock negli U.S.A o Parco Lambro di Milano), principalmente la musica non è più un momento formativo della cultura di un uomo, ma diventa «un mezzo per pilotare gli orientamenti delle masse agendo sul sistema sensoriale»: un mezzo gestito dal potere industriale che la trasforma in un prodotto di facile consumo, facendola diventare qualcosa di alienante. Il mercato di massa influisce sulla produzione di pezzi di successo basati sulla «stimolazione psico-acustica prevalentemente ritmo-motoria». L’autore individua la «regressione al primitivismo» come l’elemento di degradazione dell’ascolto musicale: la monoritmia, assumendo un significato tribalistico, crea una sonorità impulsionale che «veicola sul sistema nervoso una certa quantità di stimoli sensoriali» che portano a movimenti o azioni non dominabili.
Paccagnini continua analizzando l’inquinamento sonoro ambientale come elemento che porta a: «disturbi funzionali al sistema nervoso già dalla primissima età evolutiva»; nevrosi inconsce; «degradazione culturale ambientale collettiva»; alterazione dei rapporti interpersonali; infine, «l’assenza di una creatività musicale infantile». Si crea così un’audiodipendenza che si manifesta con «abulia sociale, disimpegno culturale, spinta all’autismo e all’asocialità».

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