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Cap.12 Suono e sogno: un’esperienza p.115-125

 

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Editore: Cap.12 Suono e sogno: un'esperienza p.115-125

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Recensione

L’autore continua, in questo capitolo, ad analizzare le scissioni che già in precedenza aveva enunciato, quindi natura e cultura, corpo e anima, conscio e inconscio. Spiega come l’arteterapia, è quindi la musicoterapia, avvertano la necessità del dialogo fra ciò che è stato scisso, per cercare un collegamento. Dopo tutta una serie di considerazioni su questo Lorenzetti giunge ad affermare che non solo c’è un rapporto possibile fra terapia e musica, ma anche che la terapia è musica, nell’accezione di movimento, ritmo, armonizzazione, espressività e così via. Riporta ora un’indagine fatta in seguitò ad un’osservazione di Stern, il quale notò che la figlia di quattro anni confondeva pensiero e voce. Lorenzetti quindi chiese a circa sessanta bambini, fra i quattro e i dodici anni, se fosse possibile vedere e toccare il pensiero. Tutti i bambini al di sotto dei sette anni risposero “Pensiamo con la bocca”. Continua quindi spiegando che il pensare con la bocca, con i suoni/ritmi della voce significhi pensare con il corpo e si lascia andare infine a varie considerazioni sulla voce e sui disturbi della produzione vocale, avvalendosi degli studi di John Pierrakos. Un breve accenno al tema del sonno/suono/sogno precede un discorso più lungo sulle analogie e le differenze fra la psicoanalisi (psicoterapia) e l’arteterapia (terapia psicocorporea). Nonostante una comunanza nel cercare un metodo di indagine idoneo a rilevare l’aspetto del continuum funzionale corpo/mente, l’autore ritiene che le due discipline debbano ancora persistere nella loro differenziazione, fino a quando proprio il continuum funzionale non potrà essere risolto andando oltre alla semplice bidirezionalità corpo/mente. Lo scrittore termina il capitolo presentandoci una sua esperienza personale molto bella: un intervento di musicoterapia durato circa tre anni; il suo paziente era V., un bambino di dieci anni che la prima volta si presentò disteso per terra, in posizione fetale, appoggiato sul lato destro; Il volto di V. era umido di saliva e il suo sguardo fisso, fermo e incantato.

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