Ricerca








Cap.5 Il musicoterapista e la seduta di musicoterapia: un’esperienza di ricerca presso l’Istituto Ospedaliero di Sospiro pp. 59-76

 

Recensione

Nel 1995 è stata condotta una ricerca per comprendere meglio gli eventi psichici che la musicoterapia induce, cioè approfondire i microprocessi terapeutici e capire i fenomeni che a livello clinico vengono percepiti come macroprocessi. I modelli teorici di riferimento sono la teoria musicoterapica di R.O. Benezon e quella psicologica di D. Stern. L’emozione rappresenta il punto d’integrazione più rilevante tra fisiologia e psicologia. L’emozione dunque è una risposta complessa che coinvolge le componenti neurofisiologiche (cambiamenti di arousal), motorie (cambiamenti tonico-posturali e motori-espressivi) e psichiche (vissuti soggettivi consci). All’origine delle emozioni esiste un universo affettivo primario non ancora strutturato in emozioni primarie. In esso operano la percezione amodale (stile percettivo arcaico che comporta incroci sensoriali, per cui ogni sensazione tende a globalizzarsi, coinvolgendo più settori del corpo), la sinestesia (fenomeno per il quale due o più sensi distinti sono messi in attività da una stimolazione che riguarda uno solo di essi) e gli affetti vitali (le qualità dinamiche e cinetiche dei sentimenti quali crescere, decrescere, fluttuare, svanire).
Nel primo studio è stata indagata la specificità dello stimolo sonoro-musicale nel facilitare la relazione intersoggettiva in pazienti autistici. Lo stimolo sonoro-musicale è stato molto specifico. Nel secondo studio è stato in parte un ampliamento numerico del primo e in parte ha voluto verificare (in pazienti autistici e in persone sane volontarie, prive di conoscenze musicali e musicoterapiche) se modificazioni del setting strumentale incidono sulla relazione musicoterapica. Si è potuto concludere che alcune modalità espressive e la loro valenza comunicativa rimangono inalterate al variare degli strumenti del setting. La terza fase ha avuto come obiettivo quello di indagare quanto incide il ruolo e l’azione del musicoterapista nell’andamento della seduta. L’organizzazione in tre parti della seduta ha avuto lo scopo di rendere evidente la diversità delle risposte al diversificarsi del modo di porsi del musicoterapista. Nella prima parte il musicoterapista ha principalmente un ruolo di accoglienza passiva rispetto agli eventi sonoro-musicali. Nella seconda il musicoterapista ha un ruolo più attivo: propone sequenze gradualmente più complesse, favorendo la risposta relazionale attraverso momenti di attesa e di rispecchiamento sonoro-musicale. Nella terza parte il musicoterapista non è più fisicamente presente e ciò permette di verificare se i suoi precedenti interventi influenzano l’andamento della seduta. La rigidità dal setting e delle proposte sonoro-musicali ha facilitato l’osservazione, anche se hanno inibito parzialmente la nascita e lo sviluppo dei processi comunicativo-relazionali. La significatività del ruolo e dell’azione del musicoterapista si è evidenziata già nella seconda parte della seduta, quando un piccolo aumento della disponibilità espressa dal musicoterapista ha determinato un grande incremento di relazione. Nella terza parte della seduta (tranne che per i pazienti affetti da schizofrenia) l’espressione e la comunicazione sembrano indicare una continuità con la seconda parte e un persistere dei suoi effetti nonostante l’assenza fisica del musicoterapista. Infine, dai risultati della ricerca, emerge una particolare propensione delle persone autistiche a comunicare nel setting musicoterapico.

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