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Cap.11 Esperienza di musicoterapia e nevrosi infantile pp. 153-168

 

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Editore: Cap.11 Esperienza di musicoterapia e nevrosi infantile pp. 153-168

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Recensione

In questo intervento l’autrice affronta le nevrosi infantili di bambini apparentemente normali ma che «presentano sintomi quali difficoltà di relazione, comportamento e, per conseguenza, apprendimento». Quale docente di educazione musicale alle scuole primarie e secondarie riscontra sempre più spesso questi sintomi in alcuni bambini. Partendo dal presupposto che «la musica è esperienza vissuta, nello spazio e nel tempo, nel rapporto con gli altri» e che la comunicazione «è sempre globale, mai parziale, nel senso che c’è il corpo costantemente coinvolto in tutto, sia nel ricevere, sia nel produrre», Cremaschi Trovesi, in quanto pedagoga, sottolinea l’importanza di condurre il bambino alla scoperta del suono tramite delle esperienze attive fino a che capisce ciò che sta sperimentando ed «avverte il bisogno di fissare, con simboli scritti, ciò che ha compreso»; quindi stimolarlo alla ricerca e alla definizione di cos’è il suono, il rumore e il silenzio (inteso come l’«attesa del suono o della voce») con un approccio, da parte del bambino, libero e creativo in modo che sviluppi la capacità di captare l’energia prodotta dal suono e quindi la «consapevolezza del suo essere corporeo»: sia nella produzione che nella ricezione dal suono, le cavità di cui è formato il nostro corpo entrano in risonanza (la descrizione del fenomeno diventa soggettiva); e così la percezione dell’alternanza suono-silenzio crea il ritmo, cioè «una scansione regolare o irregolare del tempo». Tra le esperienze corporee consiglia il lavoro sulla respirazione che ritiene qualcosa di essenziale e fondamentale ma ricorda di approcciarsi in modo non tecnico, ma creare tante situazioni diverse. Affronta anche il problema terminologico legato alla parola ‘suono’ che spesso si fa coincidere con la parola ‘nota’, creando confusione; e, inoltre, fa un breve excursus dell’approccio dell’uomo al suono a partire dall’antichità, sottolinenando importanza dello stimolo ritmico-sonoro con cui si è espresso per millenni, senza il bisogno di scrivere la musica. Infine racconta la sua esperienza diretta con tre bambini problematici.

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