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Cap.6 L’applicazione della musicoterapia a pazienti affetti da ipertensione nervosa. Osservazioni metodologiche pp. 77-86

 

Recensione

Lo studio dell’applicazione della musicoterapia a pazienti affetti da ipertensione arteriosa è frutto di una concentrazione interdisciplinare in atto dal 1997 fra l’Istituto di Psicologia e Psichiatria (direttore professor Carlo Saraceni) e l’Istituto di Patologia Medica (direttore professor Luigi Savi) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e la collaborazione del servizio di musicoterapia dell’associazione Anni verdi (professoressa Carmen Ferrara).
Selezione dei pazienti

Lo screening dei pazienti volontari è fatto in base all’età, sesso e allo stadio della malattia. Durante il colloquio col musicoterapista si compila la scheda relativa alla raccolta dei dati della storia sonora del paziente.
Il setting

Il laboratorio di musicoterapia risponde alle necessità proprie dell’attivazione corporeo-sonoro-musicale proprie del Modello Benezon (pedana di risonanza in legno, pareti insonorizzate, ampio spazio di percorrenza). È previsto l’uso attivo degli strumenti all’interno del setting e dell’uso del contesto non verbale: le sedute sono videoregistrate.
Gli strumenti

Il G.O.S è costituito da strumenti a percussione (conga, bongo), a barre intonate (metallofoni, xilofoni), strumenti a corde (cetra), strumenti a fiato (flauti dritti e fischietti) e lo strumento voce-corpo dei due musicoterapisti e dei pazienti.
L’uso dei protocolli

Per ogni singola seduta si redigono due protocolli (uno del musicoterapista e uno del coterapista), facendo riferimento sia alla fase preparatoria del setting e del terapista che a quella conclusiva da registrarsi nei protocolli III° e IV° (Modello Benezon).
Le sedute

Le sedute di musicoterapia sono prevalentemente previste per gruppi di 5/6 pazienti, a cadenza settimanale, per la durata di circa 45 minuti.
Le misurazioni mediche

Al termine del ciclo di sedute di musicoterapia, i pazienti sono stati sottoposti a esame della condizione pressoria, e nella maggior parte dei casi presi in esame, si è riscontrato un apprezzabile miglioramento fino a un range del 15/18%.
L’osservazione

Gli osservatori e i musicoterapisti rilevano i primi 30 minuti delle sedute secondo lo schema cartesiano che prende in considerazione gli aspetti temporali e di rilevamento delle variabili considerate. Queste due relazioni sono state riportate su un grafico riferito ai due assi: ascisse e ordinate, rispettivamente per l’indicazione temporale della seduta (suddivisa per ogni singolo minuto) e per il rapporto (indicato con un punteggio da 0 a 3) riferito alla relazione intercorrente fra paziente e uso degli strumenti, e fra paziente e terapista.
L’indagine

L’elaborazione dei dati ha seguito le regole della statistica descrittiva e la valutazione delle due dimensioni ha dato luogo a una Media(x) e una Deviazione Standard(S). I dati hanno mostrato una sostanziale stabilità dei valori medi della variabile di relazione con gli Strumenti, mentre i valori riguardanti la relazione con i Terapeuti risultano oscillare in misura più ampia. L’area terapeuti mostra una connessione positiva per la maggioranza delle sedute.
Conclusioni

L’integrazione di terapie considerate alternative e non invasive, suscita spesso sia interesse che perplessità. Fenomeni così aleatori come il suono, il ritmo, il movimento sono difficili da quantificare. La modificabilità del paziente è un punto cardine nell’approccio musicoterapico, perché esso sceglie di interagire con gli strumenti, il proprio corpo e un altro essere umano. Quello che si propone è un punto di incontro tra un evento biologico e un evento psichico, una connessione fra scienza naturale  e scienza umana.
L’intervento di musicoterapia si colloca in un contesto di supporto alla terapia farmacologica, permettendone un ritardo temporale nell’assunzione.

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